Titolo-citazione da “I poveri non ci lasceranno dormire” di Alex Zanotelli
Intervento a cura di Gianni Faccin per Librarsi Liberi
I poveri non ci lasceranno dormire! Sarà vero? Questa non è proprio una recensione, ma una provocazione di cui abbiamo bisogno. La riflessione è stata costruita su richiesta della redazione Novità in Lettera (Gsm San Giorgio odv) per sostenere l’attività della libroteca Librarsi Liberi.
Ci sono momenti nella vita in cui occorre non solo rifarsi alle origini e all’autenticità, ma in cui è salutare anche riprendere in mano le esperienze e le testimonianze di persone speciali che hanno fatto la storia, che hanno fatto la differenza, che hanno contribuito a migliorare il mondo e che hanno anche pagato con la vita oppure lo stanno facendo oggi, ai nostri giorni, ricevendo insulti, scherno, anatemi e altro.
Nella nostra epoca non c’è più distinzione tra principi e slogan, è tutto centrifugato assieme. Non c’è più distinzione di ruolo: chi ci governa fa a gara a spararle più grosse per acquisire visibilità; chi è professionalmente impegnato si dedica moltissimo alla vetrina social perché se non ci sei (sui social) non esisti; chi fa politica è ossessionato dal sondaggio che da tempo ha fatto le scarpe agli esiti elettorali previsti dalla nostra Carta costituzionale; infine, chi si alimenta di propaganda anche spicciola è disorientato, non sa più dove è di casa la verità. Tutti contro tutti in un grande contenitore di confusione. Insomma, basterebbe citare solo alcuni esempi per farsi l’idea di come siamo caduti in basso.
Detto questo, si può invece scegliere di citare esempi positivi, autentici, che non guardano ai sondaggi o alle vetrine, ma bensì al bene dell’uomo e al cosiddetto bene comune. E crediamo che persone come papa Bergoglio, don Luigi Ciotti e padre Alex Zanotelli siano tre esempi tra i tanti a cui potremmo rifarci per trovare motivi di speranza e riuscire a orientarci in un mondo in cui il vero sovrano è il caos. Questo anche perché, purtroppo, non riusciamo ad intravvedere persone serie di riferimento nella nostra società tra quelle che quotidianamente ci perseguitano con le loro “trovate”, sia a livello politico sia in tutti gli altri ambiti della società.
Ma c’è una buona notizia: c’è ancora tra di noi padre Alex Zanotelli, del quale deteniamo due tesori presso la libroteca Librarsi Liberi. Si tratta di “Korogocho” e di “I poveri non ci lasceranno dormire” (entrambi ed. Mondolibri 2005). I due libri sono per padre Alex una grande testimonianza che si rifà all’esperienza presso le baraccopoli di Korogocho in Kenia. In quei territori padre Alex ha vissuto per oltre 12 anni. Il suo urlo ci accompagna da oltre vent’anni anche in Europa, tra i cosiddetti civilizzati, sia nelle periferie delle grandi città sia negli innumerevoli incontri con la società civile: “Smettiamola di dire che non possiamo fare nulla per cambiare le cose”. Possiamo scoprire il senso profondo della vita nelle pagine scarne e di alta ispirazione, concrete e al contempo colme di possibilità. I due libri sono alla portata di tutti e possono aiutare a trovare verità, sicuramente scomode, e situazioni reali che ci toccano in profondità. Di certo, questi libri non sono adatti a coloro che desiderano vivere su pianeti virtuali, mondi illusori, realtà fatte di manipolazione che ti portano a vivere come in una fiction.
La vita di padre Alex è tutta testimonianza. Egli ci spinge a rivedere con gli occhi degli ultimi, dei senza voce, degli esclusi, degli invisibili, di coloro che etichettiamo come individui da civilizzare, un sistema economico, militare e mass-mediatico (padre Alex lo definisce l’”impero”) che ci sta inglobando tutti. Si tratta di accogliere il suo invito vivente alla resistenza, alla ribellione rispetto al “così fan tutti” e all’indifferenza. Una rivolta contro ogni qualunquismo e un’azione di vita in favore del diritto alla riappropriazione della capacità di pensare.
Da tempo il nostro costruttore di pace opera senza sosta in Italia. Egli agisce come ai tempi in cui era direttore di “Nigrizia”. Chissà chi si ricorda di questa gloriosa rivista … Oggi, da noi, è attivo tra Beati i costruttori di pace e Rete Lilliput, tramite i quali incita ad un approccio decisamente rivoluzionario: essere alla scuola dei poveri.
Una nota rivista sociale così lo descrive: “Nato a Livo, in provincia di Trento, ha attraversato il mondo: entrato da giovanissimo nei Comboniani, ha studiato negli Stati Uniti d’America, ha fatto il missionario in Sudan e in una delle più grandi baraccopoli di Nairobi, in Kenya. Dal 2004 è tornato in Italia dove – racconta – è stato mandato a convertire la tribù bianca. E lui ci prova. Lo fa dal quartiere Sanità dove ha scelto di andare a vivere in una stanza ricavata nel campanile della chiesa che si trova nella piazza del rione, tra i ragazzi di strada, chi non arriva a fine mese e chi prova (pochi) a combattere con lui la criminalità organizzata. Padre Zanotelli non ha il cellulare, non ha un conto corrente, non ha una macchina. Per lui la povertà non è una parola ma la sua vita. Una cosa è certa questo vecchio crede moltissimo nelle nuove generazioni e dalle stesse è molto seguito. La carta vincente è la sua autenticità: quanto dice, lui lo pratica per primo, ogni giorno. Ed è proprio questo che i giovani si aspettano da chi ha più esperienza.
Di recente, in occasione dei suoi 85 anni, ha rilasciato una interessante intervista ad un quotidiano nazionale. Diamo uno sguardo ad alcune parti di un dialogo che appare illuminante.
Giornale: 85 sono tanti, eppure pare non ci siano …
P. Alex: No, ci sono. Non ho più la forza di una volta ma sono grato al Signore del dono di essere arrivato alla mia età con la testa che funziona e il corpo che tiene. Così posso aiutare soprattutto i giovani. La mia generazione sarà tra le più maledette della storia umana perché nessuno ha talmente devastato il pianeta Terra come abbiamo fatto noi. A questi ragazzi consegniamo un mondo gravemente malato. A loro dico: il futuro non esiste, siete l’unico presente che abbiamo e toccherà a voi cambiare tutto.
Quando parlo loro, vedo che rimangono sorpresi della capacità critica di analizzare e da quella di leggere insieme la realtà. Io sono missionario, credente, ma anche la Chiesa spesso compie dei peccati: bisogna riconoscerli. Questo i giovani lo apprezzano.
G.: Uno degli ultimi clamori che ha suscitato curiosità e interesse in Italia riguarda la conseguenza delle parole del generale Vannacci che tra le altre cose ha scritto nel suo libro “Chi arriva in Italia dovrebbe ringraziare per la compassione e la generosità”. Che ne pensa?
P.A.: Sono meravigliato non solo di ciò che ha detto Vannacci ma del fatto che abbia trovato un pubblico così vasto, soprattutto nel web. Mi sorprende l’avanzata dell’ultradestra, del suprematismo bianco. La mia gente a Korogocho mi ha imposto le mani e un pastore della Chiesa indipendente africana ha detto: “Ti prego Papà dona il tuo spirito ad Alex perché possa tornare dalla sua tribù bianca e convertirla”. Se non accadrà, non c’è speranza né per noi né per loro.
G.: Il Presidente Mattarella, ha ricordato al Meeting di Rimini che “La nostra Patria è frutto dell’incontro di etnie, riferendosi probabilmente proprio a Vannacci e chi lo ha difeso. Basta il capo dello Stato?
P.A.: No. Dobbiamo fare tutti uno sforzo a partire dalla Scuola che non lo sta facendo. Dobbiamo cominciare a capire che c’è qualcosa dentro di noi: il suprematismo bianco ce lo portiamo dentro. Siamo convinti di avere la civiltà, la cultura, la religione superiore a tutti gli altri. Da qui le affermazioni di Vannacci. La gente che sta arrivando in Italia è il frutto amaro delle politiche neocoloniali, del disastro ecologico che facciamo in Africa.
G.: Papa Francesco per quanto riguarda la guerra parla ormai di “offensiva di pace”, inviando il cardinale Zuppi ovunque. Può funzionare lo “schema” Bergoglio?
P.A.: Certamente il Vaticano deve usare la parte diplomatica fino in fondo ma il problema è un altro: o riusciamo finalmente a dire basta al riarmo o passeremo da un conflitto a un altro. L’anno scorso l’Unione Europea ha speso 345 miliardi di euro in armi: non è mai accaduto prima d’ora. È la follia umana. Stanno vincendo i mercanti di morte!
G.: Lei vive tra i poveri anche in Italia. Un ministro al Meeting di Comunione e Liberazione ha detto: “I poveri mangiano meglio dei ricchi”. È così?
P.A.: I ministri dovrebbero smetterla di dire fesserie. Non possono parlare dei poveri. Chiederei a tutti quelli che vogliono parlare di povertà prima di scendere tra la gente, vedere come vive e poi parlare. Altrimenti sono solo discorsi ideologici che in 85 anni ho sentito a non finire. La politica faccia il suo mestiere.
G.: A 85 anni sente dei rimorsi?
P.A.: Sì, tanti. Avrei voluto fare molte cose in più ma sono felice che nella mia vita abbia rischiato continuamente per smascherare i sistemi. Sono contento soprattutto di aver camminato per dodici anni con gli impoveriti di Korogocho. Sono stati i miei maestri di vita.
G.: Il ricordo più bello?
P.A.: La bellezza di questi poveri della baraccopoli dove ho vissuto. Questa gente ha una sapienza che mi ha aiutato a tentare di credere quando anch’io ho rischiato di dire che Dio è una falsità. Davanti a tanta sofferenza ti chiedi: Dio dove sei? Ho in testa quella ragazzina malata di Aids, abbandonata anche dalla mamma che ho assistito negli ultimi giorni di vita. Le chiesi: “Dio chi è per te?” E lei mi rispose: “Dio è mamma”. E io sono caduto dalle stelle. Gli ultimi ti rivelano il mistero di Dio.
G.: Per finire una domanda dalla citazione di Borges che ha scritto: “Se io potessi vivere un’altra volta la mia vita, nella prossima cercherei di fare più errori non cercherei di essere tanto perfetto…”. Se potesse vivere un’altra volta che farebbe?
P.A.: Farei le stesse scelte. Starei dalla parte degli impoveriti. È una passione che eredito da Gesù che ha messo in crisi il sistema. Roma crocifiggeva schiavi e sobillatori contro l’impero. Anch’io il Vangelo ho dovuto digerirlo lentamente. La vocazione che ho avuto l’ho imparata da quel povero Gesù di Nazareth.
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Che dire, in questo pezzo articolato, ho preferito passare dal recensire al comunicare l’autentico e l’essenziale, proprio dalle parole recenti e dirette dell’autore. Sicuri che, in tanto caos e fluidità a tutti i livelli, ci venga offerta una nuova possibilità: dall’essere indifferenti al fare la differenza.
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Immagini: Baracche by Vleyva per Pixabay
Riferimenti intervista: A. Cortazzoli per Il Fatto Quotidiano 26 agosto 2023
Riferimenti nel testo: da https://www.aiutoallapersona.it/blog/persone-24-alex
